La scelta di esserci


Un eventuale evoluzione alla scala territoriale dei principi di configurazione emozionale propri del Technopop, potrebbe avvenire, in maniera piuttosto significativa, mediante l’organizzazione sul territorio di una serie di Siti di Ingiunzione Estetica. Questi ultimi verrebbero ad essere da vere e proprie realtà architettoniche a carattere monumentale, a scala gigante, delle strutture a torre organizzate per differenti piani di insistenza entro le più opportune gerarchie dimensionali e spaziali, in grado finalmente, con la loro imponenza, di riequilibrare i parametri di riconoscibilità e di identificazione che si sono smarriti con l'urbanizzazione a macchia d'olio degli ultimi cinquant'anni, e destinate a cogliere, e quindi favorire, la più soddisfacente implementazione delle intenzionalità artistiche proprie del rispettivo dominio di insistenza, ospitandone i più opportuni processi di configurazione e di eversione, e circuitandone nel modo più opportuno l'immenso potenziale attuativo, in un quadro di affermazione della dignità creativa territoriale, finalmente padrone delle prerogative e delle possibilità offerte da un riscontro di tipo globale, ma soprattutto rispondente ad una più accorta politica dell'implementazione motivazionale.

Tali strutture, in cui la lingua parlata dovrebbe essere l’Inglese, verrebbero a svolgere la funzione di Centri per la Configurazione Identitaria Cosciente, stabilendo un forte e mutuo legame di natura elettiva con le realtà territoriali coinvolte, con lo specifico scopo di favorire quei preziosi momenti di definizione delle istanze di assoluzione stilistica, in grado, a loro volta, di assolvere, in maniera significativa, al massimo grado di predisposizione elettiva, il tutto con finalità di tipo produttivo, determinando quindi lo stato di congruenza emozionale indispensabile alla definizione del tanto atteso Regime di Definizione Motivazionale, da parte dei contesti coinvolti.

Nello specifico, quindi, si tratterebbe di una serie di edifici polifunzionali, con struttura portante del tipo a torre, conformazione degli ambiti di pertinenza a grappolo, con rampe di accesso pedonale e servizi di elevazione meccanica a vista. Queste strutture dovrebbero ospitare al loro interno le attività di divulgazione ed esercizio delle varie discipline artistiche, nonché gli spazi espositivi aperti al pubblico, e dovrebbero essere caratterizzate, dal punto di vista architettonico, da una accentuata propensione alla godibilità delle disponibilità panoramiche delle realtà  territoriali considerate, oltre che da una attenta caratterizzazione dei parametri di riconoscibilità visiva propri della funzione monumentale, includendo al loro interno anche dei punti di ristoro, di incontro e di aggregazione. Dovrebbe quindi trattarsi di edifici in grado di affermare la propria specificità rispetto alla situazione urbana esistente, ed al loro interno, la libera circolazione delle idee, ed il libero confronto tra le parti e tra i diversi livelli di pertinenza, dovrebbero essere garantiti da una spiccata propensione per le funzionalità di tipo interattivo.

Queste realtà verrebbero gestite, da una struttura societaria organizzata in forma di fondazione privata, dotata di una gerarchia direzionale di tipo aziendale, in modo da risultare dei veri e propri centri di innesco di potestà emozionale su scala territoriale, destinati ad ospitare, oltre alle attività didattiche e di laboratorio delle diverse discipline trattate (quali pittura, scultura, design, moda, fotografia, teatro, musica), anche delle officine culturali per la messa a punto e la divulgazione di quella preziosissima politica dell’urgenza motivazionale, auspicata del Technopop ,  in grado di restituire, finalmente, al premio dell’eccezione creativa più consapevole, raffinata e pertinente, le realtà territoriali ospiti, facendo ovviamente ricorso ai principi di implementazione devozionale e di conferenza stilistica propri della nuova realtà stilistica globale.

Per quanto concerne la citata politica dell’urgenza motivazionale, auspicata dal Technopop, bisogna chiarire che la stessa altro non verrebbe ad essere se non la sintesi, ovvero la riconsiderazione, in chiave globale, di quel salvifico amalgama di disponibilità elettive, finora appartenute alle realtà territoriali più caratteristiche, e che, prima dell’avvento globale stesso, venivano intercettate nel vivo della propria unicità, dalle diverse organizzazioni rappresentative a carattere sociale, culturale, scolastico, politico, religioso, produttivo, rappresentativo in genere; tutte realtà con cui, nel tempo, il Centro per la Configurazione Identitaria dovrebbe imparare ad interagire, in modo da validare la propria politica dell’implementazione emozionale del massimo grado di congruenza emozionale possibile, e riuscendo finalmente a rappresentare, sottoforma di virtù elettiva, la complessità esistenziale propria di ogni legittimo accadere, in tutta la sua più orgogliosa positività, evitando che continui a compiersi il disastro di un ulteriore smarrimento delle tematiche devozionali, proprie del divenire, a causa di una ingenua carenza di specificità procedurale, da parte del paradigma di coniugazione della cultura globale stessa.

Tali realtà, infatti, oggi corrono il serio rischio di una dispersione a carattere irreversibile del potenziale di assoluzione esistenziale che le ha rese pertinenti, a causa dell’assenza di qualsivoglia dominio di proposizione elettiva in grado di tutelarne la specificità devozionale più pertinente, in grado di ospitare il processo di traduzione delle criticità motivazionali più consolidate, nonché in grado di offrire al paragone stesso del divenire, l’indispensabile spazio di pertinenza emozionale di cui l’immaginario collettivo globale ha urgente bisogno per non vedersi svilito al ruolo di mera conseguenza logistica o di pura implementazione gestionale dell’essere.

Secondo quanto ribadito dal Technopop, quindi, la specificità territoriale più caratteristica ha bisogno di un attento lavoro di traduzione delle proprie istanze in un linguaggio che possa risultare compiutamente globale, mentre, d’altro canto, la realtà globale stessa ha estrema necessità di confrontarsi con le più particolari criticità identitarie che le resistono, per non vedere tradita, ovvero per non sciupare, la componente motivazionale a carattere universale del proprio, incondizionato, prescindere.

Quindi, tra i primi argomenti oggetto di attenzione da parte della succitata politica dell’urgenza motivazionale auspicata dal Technopop, vi dovrebbe essere quello del nuovo, risolutivo, grado di considerazione emozionale da riconoscere al processo di assoluzione identitaria insito nella conferenza di affermazione globale stessa, tornando a considerare la stessa come il risultato storico più congruente per la risoluzione dei tanti nodi di criticità umorale condivisa, in grado finalmente di orientare la coscienza civile universale verso il nuovo orizzonte di solidarietà estetica, a sua volta traduzione, in chiave elettiva di tutti quei momenti di eccellenza che, a causa della criticità del proprio orizzonte procedurale, hanno sempre faticato a vedere riconosciuta la propria specificità, metodologica e concettuale, su scala diffusa.

Secondo quanto auspicato dal Technopop, quindi, nell’ambito di un riscoperto congresso delle necessità esistenziali territoriali, restituite al maggior grado di assoluzione identitaria possibile tramite un consapevole e meditato processo di configurazione emozionale cosciente (recupero e valorizzazione dei fattori di disponibilità estetica propria di ogni criticità ambientale), potremmo finalmente dare un senso compiuto, ovvero eleggere a ragione espressiva, e quindi ad arte, tutte quelle consequenzialità elettive che con il proprio tirocinio devozionale continuano ad essere il cuore pulsante della ragione civile che le ha rappresentate e custodite per millenni, e di cui, quindi, il paradigma globale contemporaneo rappresenta soltanto l’ultimo ed il più disponibile dei traguardi di eccellenza in termini di definizione e determinazione culturale.

Per procedere all’innesto dei Siti di Ingiunzione Estetica, quindi, si dovrebbe partire dalla più opportuna considerazione della maglia territoriale esistente, avviando una prima fase di calcolo delle distanze concettuali che ne compongono la teoria rappresentativa, finendo per organizzare i principali momenti di emergenza intellettuale attorno a dei Centri di Configurazione Identitaria, funzionanti come dei Siti di Autodeterminazione e Configurazione Emotiva, in grado di obbedire, ovvero rispondere, alla insistente richiesta di determinazione emozionale, in chiave appunto globale, da parte delle realtà territoriali ospiti.

Ubicati in modo da non interferire con la sintassi territoriale esistente, ne con le meccaniche ambientali più consolidate, ovvero ugualmente destinati ad un tema di godibilità logistica e monumentale in grado di risvegliare nelle specifiche individualità inferenti il premio di una appartenenza emozionale priva di orpelli procedurali, contrarietà umorali ed obiezioni risolutive, dotati di aree di parcheggio e di manovra, aule, laboratori, uffici, magazzini, depositi e soprattutto sale espositive e ambiti di diffusione commerciale, questi centri di configurazione identitaria, facendo ricorso alle tecnologie informatiche, finirebbero per diventare dei luoghi consacrati alla più agile individuazione, analisi e divulgazione delle peculiarità tipologiche di appartenenza dei diversi ambiti, i cui fronti di ricerca verrebbero a mano a mano resi disponibili sul web, magari interlacciandosi, o addirittura finendo per interagire, con le realtà digitali che già da tempo lavorano in questa direzione, come ad esempio i portali enciclopedici multimediali.

La disciplina artistica, in questi centri, verrebbe celebrata sulla base di una prassi metodologica supervisionata a livello centrale tramite una adeguata rete di controllo a distanza, e l’accesso alle varie attività verrebbe pianificato, dopo il più opportuno periodo di prova, sulla base di un accordo tra commissione amministrativa ed utente, anche in previsione di una promozione e commercializzazione del prodotto artistico finale.

Ovviamente, nel caso in cui le istanze emozionali elaborate dovessero orientarsi verso un discorso di produzione di tipo seriale, od anche industriale, il centro potrebbe svolgere la funzione di laboratorio progettuale a tutti gli effetti, delegando alla variegata disponibilità del comparto produttivo globale la più opportuna definizione del teorema assolutivo individuato.

Copyright Francesco Giovanni Sisinni