DISCIPLINA STILISTICA


“Conscious emtional progression”, olio su tela, anno 2017, 100x50cm. 

“Conscious emotional progression”, è un tentativo di restituire al maggior grado di reperibilità concettuale possibile il tema della potestà temporale propria dell’accadere, sintonizzandone il quid emozionale nei dintorni di quella libera intenzionalità espressiva in grado, ancora una volta, di rivolgere il proprio decidere al premio dell’eccezione stilistica più nitida e consapevole.

L’incidenza temporale stessa, è infatti vista dall’autore come il luogo più opportuno, o comunque più collaudato, per lo svolgimento di quel salvifico processo di configurazione intellettiva, la comprensione dell’io, in grado di eleggere a consapevole principio di ragione estetica la più consona specificità identitaria motivo principale dell’innesco umorale proprio della facoltà creativa stessa: in esso, infatti, nell’assieme entusiasta del suo felice risultare, secondo l’autore, può assumere ancora una volta forma concreta, rivelandosi alla nostra coscienza percettiva più profonda e determinante, la decisione, da parte del nostro essere, di dare forma riconoscibile alla funzione eccelsa del volere, che quest’opera cerca appunto di descrivere, conformare, suggerire, rappresentare come l’ agile fluidità sintattica che sembra evolvere nel momento stesso del proprio affermare, prorompendo all’interno del nostro dominio di insistenza emozionale sottoforma di quel coinvolgente amalgama di facoltà intenzionali cui la disciplina pittorica del Technopop cerca ancora una volta di rendere visivamente merito.

L’autore, quindi, opera la scelta di una consequenzialità formale in fase di assoluzione, facendo riferimento al principio stesso di congruenza temporale, definendolo, ovvero restituendolo alla luce cui appartiene, nell’agile e dinamico perché di una disciplina dell’implementazione visiva caratteristica del Technopop stesso, lo stile pittorico che egli coniuga, ed in grado di comprendere, come fasi distinte di un’unica eventualità intenzionale, di un unico prescindere, le varie componenti umorali dell’accadere stesso, accostate, ovvero attese, quindi decise, nella specificità della propria più evidente, disponibile, mutua, caratterizzazione emozionale cosciente.

Siamo nel presente, quindi, in un presente che, fondato sulla più fortunata condizione del trascorrere, ha, come d’incanto, smesso di temere il divenire, scegliendo di destinarsi alla virtù di un succedere che coglie, ovvero concede, tramite la generosa disponibilità del proprio avere voluto, del proprio avere deciso, i segni profondi di un conseguire in grado di riconoscersi come canone procedurale della ragione estetica cui obbedisce, cui deve la propria obiezione, e cui, forse, davvero, incredulo, appartiene.

L'autore celebra la vicinanza della nostra più agile disponibilità percettiva, tramite un articolato e complesso, ma organicamente congruente, perchè spontaneo, processo di proclamazione assolutiva dell’essere, ovvero di eversione umorale, strutturato secondo i dettami della fluttuante, caleidoscopica, entusiasta verità propositiva che, nelle migliori intenzioni del luogo stilistico di cui è ragione, chiede giustizia, nell’istante esatto della propria emozione, di un’arte decisa in virtù del principio, assoluto, dell’ urgenza emozionale più consapevole, che, sola, può rendere, ancora  una volta, accessibile, ovvero vicino, ovvero degno, e quindi nuovamente efficace, il nobile traguardo del sublime, manifestato, in tutta la sua generosità, dalla libera e determinante eccezione del volere, che tutto assolve.

Ed ecco le entità cromointenzionali più articolate e caratteristiche di quest’opera, tornare ad eleggere il proprio dominio di insistenza formale durante il metaforico evolvere di un dislocamento tonale che ne svolge, compiendola, la conferenza estetica, donando alle stesse, ovvero restituendo al perché della attenzione pittorica che le ha volute, pensate, conformate, il ruolo dell’artificio intellettivo più atteso, il bello, riproposto nella fattispecie di un obbedire, nuovamente degno del proprio, audace, inesausto, provvedere.

La cura stessa del bello, la ricca trama semiotica e tonale di un volere ancora generosamente padrone del mentre, svolgono il proprio disinibito orizzonte di configurazione discorsiva, secondo i dettami della disciplina stilistica del Technopop, ovvero fondando la propria imprescindibile disponibilità attuativa, rimanendo legati al filo concettuale del conio elettivo di una ennesima verità macrorelazionale, un vero e proprio sistema di mutua interconnessione emozionale, dominio di un obbedire ancora una volta svolto con l’urgenza dell’accadere, in grado di definire, e, finalmente, assolvere, il più atteso motivo di un conseguire, capace di restituirsi alla più nitida consequenzialità del processare.

Il confine, questa volta nitidissimo, chiaro, tra realtà conseguita e concezione estetica dell’accadere stesso, è infranto definitivamente. Potrebbe addirittura ritenersi la fase di riconfigurazione cromomotivazionale conseguente a ciò, il quid speculativo più profondo dell’opera stessa, quando non del Technopop tutto, perché eletta, ancora una volta, a luogo dell’esattezza intenzionale più coinvolta, profonda ed efficace: siamo avvolti, definitivamente coinvolti, non solo partecipi, ma parte costitutiva, di una rinnovata condizione di legittimità espressiva che, questa consapevole volta, affida all’intenzione creativa più degna il carico della meraviglia cosciente propria del migliore dei succedere, preferendo conoscere, preferendo conoscersi, preferendo intendere: ed il mutevole, disinibito, grado di eccezione in cui torniamo finalmente a rifletterci, di cui possiamo tornare a beneficiare, nei modi e nei tempi più adatti alla virtù del nostro obbedire, è, ancora una volta, quello del sublime, cui promettemmo, ai tempi della antica e nobile ambizione del sapere, la devozione più assoluta, il pensiero più libero, ed il destino più grande.

Copyright Francesco Giovanni Sisinni