Arte come dovere civile 

Da quando, fortunosamente, mi è capitato di riuscire di ricondurre alle soglie della coscienza il dominio intellegibile della mia intenzione esistenziale più caratteristica, continuo ad essere interessato, nel modo più assoluto e convinto, da una entusiastica e corroborante presunzione di emergenza, che, grazie alla incontenibile intensità emozionale del proprio accadere, insiste nel determinare nella mia persona un persistente e consapevole stato di soddisfazione intellettiva, padrona, ovvero attenta ed arguta complice, di una risoluta evidenza motivazionale dei cui impareggiabili benefici sul piano psicofisico sto usufruendo ormai da moltissimo tempo, iniziando, in maniera sempre più evidente, a considerarli come vero argomento ospite del mio discorrere e del mio volere.

Commosso, compreso, e finalmente libero, nel più incredulo mentre di un divenire in cui, felicemente, mi riconosco, non riconosco nella mia intenzione alcun sintomo di compiutezza, né tanto meno di soddisfazione, ancor meno di definizione.

Procedo, e piuttosto convintamente, nello scoprirmi continuamente attraversato da un intransigente appetito emozionale, da un irrefrenabile desiderio di indistinta progressione umorale, che muove tutt'attorno la sua incontenibile attenzione, e che non lascia scampo alcuno a nessun risvolto del dominio sensibile: divoro immagini, suoni, parole, pensieri, intenzioni, emozioni, necessità, stipulo connessioni, detengo cautele, pretendo ed invoco attenzioni, con la inarrestabile voracità di un lupo affamato: affondo le mie zanne fameliche in tutto quello che riesco a percepire come pertinente l'eventualità di potermi riguardare.

Inoltre, sempre scavando nelle profondità del più incredulo me stesso, mi è capitato di accorgermi del fatto che, come un’entità reverenziale, irriguardosa del proprio coinvolto pretendersi, inizio, consisto e finisco, e poi di nuovo continuo, in un me stesso che non ha un ambito di ingerenza precostituito, non ha un termine di paragone, magari anche un semplice indice di eccellenza, già riconoscibile come tale.

Inseguo il perché ed il per come di una ragione assolta dal proprio più irrisolto concedersi, detengo lo sciagurato primato esistenziale di una incontinente consequenzialità elettiva, che continua a proporre la più ingenua se stessa all'ingrato orizzonte di un mentre commosso da ben altre verità, mosso e persuaso da ben altri confronti, ad una realtà spietata che continua ad ignorarne ogni pur minima velleità, ogni dovere.

Sono estremamente cosciente delle difficoltà che tutto ciò sta comportando sul piano di una auspicata soddisfazione motivazionale del mio io, ne subisco il più impietoso ed ovvio riscontro, eppure non riesco in alcun modo a negarmi a tanto impetuoso accadere: non riesco in alcun modo a prendere le distanze dalla ebbrezza comparativa nelle cui salvifiche spire sono tenacemente aggrovigliato: rotolo come un sasso impazzito preda di una forza di gravità che mi trascina verso il proprio più insperato, fortunoso, arrovellato, entusiasta risolvere, e tutto ciò accade sotto il benefico auspicio di una decisa consapevolezza estetica, concepita in forma di verità elettiva, non scevra da benefici di tipo stilistico, che ho il disperato coraggio di definire felice, la sgangherata virtù di considerare efficace.

La cosa più interessante, di tanto prorompente consistere, è che non sono incline ad alcuna postura di tipo devozionale nei confronti di tale forma di assoluzione emotiva, eppure la stessa finisce per dominare la mia ragione, al punto di sceglierla, arrivando a rappresentarla nel modo più agile, completo, efficace, vivo ed orgogliosamente definitivo.

Sento di appartenere a tutto questo con la stessa ovvia naturalità con cui l'aria appartiene al vento, l'acqua al mare e la fiamma al fuoco, la storia al tempo, il buio alla notte ed il dolore al male.

Riesco a percepire la gravità di tanta straripante intenzione, riesco a distinguere il più profondo motivo della mia natura agitarsi dentro tanta ostinata, tenace, esuberante irruenza: voglio e sogno il conforto, per quanto eventuale, di un traguardo espressivo compiuto, che domi, finalmente, una volta per tutte, la mia fame, disperata e disperante, di potestà intellettuale, la mia sete di sapere, lontano da quel traguardo di mera, spietata, cruda insistenza in cui le intelligenze più costrette mi preferirebbero confinato.

Credo, profondamente, che tutto ciò sia parte imprescindibile del mio destino di individuo cosciente, del mio ruolo di essere pensante, della mia scelta di non arrendermi al più ovvio paradigma di quella crudele bontà identitaria che continua avidamente quanto energicamente a proporre se stessa come unica ed univoca soluzione metodologica alle tematiche esistenziali di cui siamo ignari, e spesso domi, protagonisti da troppo tempo, e con troppa, ormai irrimediabilmente sospetta, arresa, arroganza.

Credo quindi nel valore intrinseco di una pietà finalmente sottratta al suo ruolo di comico-tragico orpello partecipazionale, credo nel nobile valore di un divenire ancora promesso alla vertigine eccelsa di un risolvere nuovamente degno della nostra capacità di averlo voluto, sperato, sognato, in fondo soprattutto preteso.

Credo davvero, tanto, nell'uomo.

Credo anche e soprattutto in me stesso.

Credo nel sogno cosciente di un paragone esistenziale che sappia obbedire al mai gratuito richiamo di una verità rispettosa della mutevole attinenza di tanto irrequieto, davvero fortunato, obbedire, un sogno finalmente libero da servitù e pertinenze deviate, che anche la facoltà meno soddisfatta possa inseguire nella libera consapevolezza che sa rendere degno il persistere, riconoscendo in esso le tracce, a volte ingenuamente ignorate, spesso stupidamente calpestate, di una ragione civile chiamata, ancora una volta al nobile ed augusto appello dell’eccellenza, alla assoluta pietà del sublime.

Credo nel credere.

                                                                                                                          Francesco Giovanni Sisinni

  

Santa Maria Capua Vetere, 8 maggio 2017

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